Settembre in Langa.

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Se passate una giornata nelle Langhe durante i primi giorni di Settembre sentirete nell’aria un misto di eccitazione e di timore: le emozioni contadine che in questo periodo dell’anno animano le nostre terre. La prima è legata alla voglia di tutti i viticoltori di poter finalmente raccogliere i frutti del duro lavoro, unita alla paura che qualcosa possa andare storto. Dalle aie delle cascine ai mercati di paese, dalle case dei proprietari terrieri a quelle dei braccianti, in queste settimane ci sono pochi altri argomenti di cui parlare: la vendemmia, le previsioni del tempo, il vociare concitato delle mille ipotesi su quando inizierà la raccolta uno oppure l’altro…

Il Dolcetto dai cui frutti si produce il Dogliani DOCG, è molto esigente, soprattutto nel clima. Cogliere il momento giusto per la vendemmia non è semplice né scontato. Per questo spesso i consigli dei contadini più anziani sono preziosi, come quello presente in un documento storico del Comune di Dogliani, risalente al 1593, che cita per la prima volta questo vitigno e consiglia ai coltivatori di raccogliere le uve appena sono mature, senza attendere oltre. La maturazione del dolcetto, infatti, è molto veloce. Se l’annata è caratterizzata da giornate ancora calde, quasi estive, e notti ormai fredde, gli acini inizieranno a cadere a causa dell’escursione termica. Per questo motivo i viticoltori potrebbero decidere di anticipare di qualche giorno lo stacco dei grappoli. Queste giornate dal cielo lattiginoso, offuscato da nuvole grigiastre sia di giorno che di notte, il calo delle temperature e le prime piogge, portano con sé quel senso di malinconia e rassegnazione che accompagna sempre la fine dell’estate e annuncia l’inizio delle stagioni fredde. Questo clima, però, è quello ideale per la maturazione dell’uva.

La vendemmia è uno dei momenti più gioiosi dell’anno: anche se la fatica è intesa, il clima festoso fa sì che il duro lavoro si trasformi in un momento di socializzazione e allegria. La vendemmia è un vero e proprio rito: non si tratta di tagliare semplicemente i grappoli dalla vite, è molto di più. E’ l’attesa di un intero anno di lavori eseguiti con pazienza e dedizione facendo attenzione alla potatura, ai concimi, a eliminare i piccoli acini per lasciare spazio a quelli più grandi e succosi, a togliere le foglie per evitare che l’uva appassisca. Un rituale che ha sapore di festa. Il momento in cui si tirano le somme di una vita. All’alba, con le cassette rosse impilate sul carro, si parte con il trattore e ci si dirige verso la vigna. Arrivati nei filari gli uomini e le donne cominciano a tagliare l’uva con gesti meccanici: con una mano si spostano le foglie, le cesoie tagliano il grappolo che cade nelle cassette rosse. Il grappolo è pronto per essere lavorato: dalla pigiatura alla fermentazione, dalla svinatura per poi arrivare dopo mesi all’affinamento in botti o acciaio. Il vino inizia a prendere forma, o meglio gusto.

Gli aneddoti legati alla vendemmia, sono tanti. Alcuni raccontano che un tempo, durante la raccolta, gli operai dovessero cantare in continuazione per dimostrare che non mangiassero l’uva, altri invece che la vendemmia iniziava quando il primo viticoltore della valle decideva che era ora di raccogliere le uve, tutti gli altri capivano che era il momento. A inizio ottobre la vendemmia langarola è ancora nel clou, quella invece doglianese è giunta al termine: il Dolcetto ormai riposa nelle vasche, nell’attesa di maturare e diventare buon vino. 

Ottobre è quindi un mese perfetto per fare progetti. C’è quella temperatura che matura ogni cosa: le vigne, i colori e i pensieri.” – Fabrizio Caramagna.